Il verde del Bioparco

Nei suoi 17 ettari all’interno di Villa Borghese, il Bioparco possiede una ricca collezione botanica che comprende specie di piante non comuni come l’Araucaria bidwilli (Araucaria del Queensland) e il Liriodendron tulipifera (albero dei tulipani) o alcune specie di palme come la Phoenix dactylifera (palma da datteri), la P. reclinata (palma del Senegal), la Butia capitata (palma della gelatina) e il Syagrus romanzoffiana (palma regina).

Le piante del Bioparco hanno inoltre una grande rilevanza storica: l’impianto originale, di cui ancora si possono ammirare alcuni esemplari risale al periodo antecedente la creazione del Giardino zoologico (1911). Nel tempo la collezione è stata arricchita con numerose altre specie, anche di provenienza esotica.

Il Bioparco di Roma si sta gradualmente adeguando ai principi di base degli Zoo moderni, in particolare per quanto concerne l’aspetto botanico. I nuovi progetti si stanno allineando con l’esigenza di “naturalizzazione” degli exhibit e si inizia pertanto a considerare fondamentale il ruolo delle piante in questo contesto.

L’inserimento delle piante nella fase di progettazione dei nuovi exhibit è cominciato nel 1999 con la ristrutturazione della Grande Voliera e del Rettilario, seguiti dalle nuove aree destinate agli orsi, ai leoni asiatici, agli scimpanzé ed alle giraffe.

Aree che sono state ricostruite con grande attenzione cercando di riprodurre l’ambiente d’origine dell’animale ospitato: ove il clima lo consente, sono state piantate le stesse essenze del luogo d’origine degli animali; in tutti gli altri casi invece sono stati utilizzati gli equivalenti morfologici (cioè specie diverse ma dall’aspetto simile, per forma, colore e tessitura, che siano in grado di sopravvivere al clima di Roma).

L’utilizzo delle piante nelle aree di esposizione degli animali pone però alcuni problemi da non sottovalutare. Nella scelta delle specie che serviranno per allestire l’interno dell’area bisogna infatti considerare, anche per le specie animali non erbivore, che tali piante non devono essere tossiche.

Per garantire, inoltre, che anche il verde possa coesistere con gli animali anche più irruenti e distruttivi è consigliabile la scelta di piante non gradite o per il loro sapore sgradevole o per la presenza di spine. E’ questo il caso degli scimpanzé, per i quali sono state scelte piante come Berberis thunbergii,Crataegus monogyna, Ilex aquifolium, Mahonia aquifolium, Osmanthus heterophyllus, Phragmites australis, Pyracantha coccinea, Rosa canina, R. chinensis, Rubus idaeus.

Nel caso poi, che l’animale in questione sia particolarmente distruttivo è possibile allestire l’area esterna al recinto così da garantire la funzione educativa di questa nuova concezione di area naturalizzata. Un esempio di questo tipo è il recinto delle giraffe, dove per ricreare all’esterno un “effetto Savana” sono state scelte graminacee (Cymbopogon citratus, Juncus effusus, Mischantus sinensis, Luzula sp., Pennisetum alopecuroides, Stipa capillata, S. tenuifolia), bulbose (Crocosmia paniculata, Knipophia uvaria), arbusti ed alberi per lo più sud africani (Achantus spinosus, Acacia farnesiana, A. horrida, Asparagus cooperi, A. densiflorus sprengeri, Freylinia lanceolata, Phoenix reclinata, Plumbago capensis).

Un altro aspetto importante della vegetazione in uno zoo è strettamente correlato all’alimentazione degli animali, la cui dieta viene integrata con rami freschi di piante commestibili.